Le Canarie protestano contro il turismo di massa

I residenti delle isole Canarie si ribellano al turismo di massa: in decine di migliaia mobilitati nelle otto isole dell’arcipelago

Sabato 20 aprile, alle isole Canarie, ci sono state grandi proteste contro i danni provocati dal turismo di massa, in particolare per quanto riguarda le difficoltà dei residenti a trovare alloggi a prezzi equi, a causa del mercato delle seconde case.

Secondo la stima della delegazione del governo nazionale spagnolo nell’arcipelago, circa 57mila persone hanno partecipato alle manifestazioni organizzate a Santa Cruz de Tenerife, Las Palmas de Gran Canaria, Arrecife (Lanzarote), Puerto del Rosario (Fuerteventura), Valverde (El Hierro), San Sebastián de La Gomera e Santa Cruz de la Palma.

Le Canarie e le proteste contro il turismo di massa: cosa sta accadendo

Sui cartelloni ai cortei si leggevano slogan e messaggi come “Le Canarie non si vendono”, “Siamo stranieri nella nostra terra”, “Le Canarie hanno un limite”, “Come faccio a vivere di turismo se non ho una casa?”.

Tra le varie cose, i manifestanti chiedono l’introduzione di un numero massimo di visitatori e di una tassa per l’ambiente per i turisti, una moratoria su nuovi progetti di sviluppo edilizio e una regolamentazione per l’acquisto di case che favorisca i residenti.

Alcuni esponenti politici locali hanno dichiarato che sono consapevoli che anche chi non ha sfilato, è esattamente della stessa opinione dei manifestanti.

I residenti delle Canarie scendono in piazza contro il turismo di massa
I residenti delle Canarie scendono in piazza contro il turismo di massa – ANADOLU//GETTY IMAGES – Italialaica.it

Tra i fenomeni più diffusi, c’è quello dell’acquisto da parte di cittadini stranieri di seconde case in queste isole a prezzi esorbitanti, vendite che diminuiscono le possibilità per i residenti che non possono competere con le offerte “estere”.

A questa sovrappopolazione segue anche un danno ecologico e naturalistico non indifferente: non sempre i flussi turistici rispettano il territorio ed è inoltre acclarata una crescita esponenziale della quantità di rifiuti prodotti.

Altro tema dirimente è quello dell’acqua: ormai non ce n’è per tutti. La siccità, in tutta la Spagna, è una piaga ormai da anni e specie nel sud del paese e nelle isole la situazione sta diventando insostenibile.

Con i conseguenti danni anche alla biodiversità di quest’ambiente. Dunque, occorre porre un limite ora al numero di persone che possono accedere alle Canarie e a ogni sua risorsa, comprese le riserve idriche.

L’arcipelago delle Canarie è composto da sette isole principali e altre più piccole, è situato nell’oceano Atlantico, a circa 100 km dalla costa del Marocco Meridionale ma appartiene alla Spagna e ne costituisce una delle comunità autonome.

In ordine di grandezza le isole più grandi sono: Tenerife, Fuerteventura, Gran Canaria, Lanzarote, La Palma, La Gomera ed El Hierro. Complessivamente hanno più di 2 milioni di abitanti, a cui nel corso dell’anno si aggiunge un gran numero di turisti: nel corso del 2023 sono stati più di 16 milioni, di cui più di 6 a Tenerife. Negli ultimi anni i turisti sono aumentati e proprio l’anno scorso i ricavi del settore turistico sono stati i più alti di sempre.

I numeri sopra elencati ci fanno capire la portata del fenomeno turistico nell’arcipelago che hanno portato in massa i cittadini a manifestare.

Alla mobilitazione aderiscono anche altre città iberiche e straniere, fra le quali Malaga, Granada, Madrid, Barcellona, Amsterdam, Londra e Berlino.

I residenti nell’arcipelago reclamano un cambio del paradigma di sviluppo del settore, che sebbene origini il 40% dell’impiego e contribuisca al 36% del Pil delle isole “non distribuisce ricchezza fra la popolazione, ma provoca un’escalation dei prezzi degli alloggi ed è causa dell’aggravamento delle disuguaglianze, con il rischio di esclusione sociale del 33% della popolazione”, segnala Pilar Arteta, ecologista di Lanzarote.

Le proteste non sono rivolte in generale al turismo, che è il settore su cui si regge il 35 per cento dell’economia delle Canarie e che impiega il 40 per cento dei lavoratori dell’arcipelago, ma contro i suoi eccessi e contro i problemi che molti abitanti dell’arcipelago devono affrontare nonostante l’aumento dei visitatori.

Gli stipendi alle Canarie sono tra i più bassi della Spagna (lo stipendio medio è di 1.630 euro al mese) e il tasso di disoccupazione è il terzo più alto del paese, pari al 16,2 per cento secondo i dati più recenti. Delle 17 comunità autonome spagnole le Canarie sono la quarta per i prezzi al metro quadro per le case in affitto.

Grazie alla loro posizione geografica le Canarie hanno un clima mite tutto l’anno e per questo sono una meta turistica molto amata sia dagli spagnoli che da turisti provenienti da altri paesi europei, in particolare il Regno Unito e la Germania.

Attualmente esiste già una tassa per l’accesso agli spazi protetti, come nel Parco nazionale di Timanfaya e l’amministrazione locale ha dichiarato che i ricavati saranno d’ora in poi utilizzati per la protezione dell’ambiente dell’isola e per il trattamento dei rifiuti.
Ancora da definire concretamente invece sono le misure volte a “modulare” il numero di turisti che arrivano nell’arcipelago. La situazione più grave sembra viverla Tenerife che, sia cittadini che politici, temono stia diventando sempre più un parco a tema.
Normative più stringenti occorrono anche per la cementificazione massiva che toglie suolo a favore di un ulteriore sviluppo alberghiero, spesso discutibile sia dal punto di vista del decoro che paesaggistico.
Le ultime manifestazioni di protesta nelle otto isole, che hanno avuto risalto in tutta la stampa internazionale, sono state organizzate e coordinate dal collettivo Canarias se agota (Le Canarie ne hanno abbastanza), un movimento che si muove a difesa del proprio territorio.
Undici membri di “Canarias se agota” sono già in sciopero della fame da una settimana per protestare contro la costruzione di due grandi complessi di lusso nel sud di Tenerife, che definiscono illegali e totalmente inutili. Víctor Martín, portavoce di Canarias se agota sostiene chiaramente che l’aumento di quelle che sono definite “località turistiche”, sta facendo crollare le isole.
L’attuale modello turistico non garantisce una buona ed equa distribuzione della ricchezza e provoca un collasso automobilistico ed energetico e una crisi abitativa. Per il collettivo l’unica via è stabilire una moratoria del turismo che non consenta l’aumento di visitatori in certi luoghi.
Non dimentichiamo però il successo del turismo ha fatto uscire le Canarie dalla povertà: non sono così lontani i tempi in cui molti isolani dovettero emigrare in cerca di una vita migliore, una vita che qui era loro negata.
La situazione è cambiata grazie a un modello turistico che ha avuto molto successo. Ora però la situazione è cambiata e questo stesso modello non ha più lo stesso successo di allora e la maggior parte dei cittadini lo percepisce negativamente.
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