Invalsi, cosa sono e a cosa servono

Le Prove INVALSI misurano le competenze acquisite dai ragazzi su determinate materie in diversi momenti del loro percorso formativo

Le prove INVALSI servono per fornire un giudizio sullo stato complessivo dell’istruzione di ogni singolo studente italiano: da quando sono state inserite nel 1999 all’interno degli istituti scolastici sono spesso motivo di preoccupazione per tutti gli studenti. Scopriamo insieme cosa sono e a cosa servono!

Prove invalsi: cosa sono?

Partiamo dal nome: INVALSI è l’acronimo per Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema educativo di Istruzione e di formazione”.

Si tratta di un istituto di ricerca sotto il patrocinio del Ministero dell’Istruzione, istituito nel 1999, che ha come obiettivi principali:
  • raccogliere dati sul sistema scolastico italiano;
  • valutare quale sia l’offerta didattica e formativa all’interno delle scuole;
  • comprendere come viene accolta e recepita dagli studenti;
  • fornire un giudizio sullo stato complessivo dell’istruzione italiana, e quindi sia quanto viene insegnato sia di quanto gli studenti hanno appreso.
Cosa sono le prove invalsi e perché sono così importanti?
Cosa sono le prove invalsi e perché sono così importanti?- Pexels @Arthur Krijgsman – Italialaica.it
In Italia, i cicli formativi del sistema scolastico sono tre:
  • scuola primaria o elementare;
  • secondaria di primo grado o media;
  • scuola secondaria di secondo grado o superiore.
INVALSI sottopone ogni anno agli studenti che entrano o escono da un ciclo di istruzione delle prove in due ambiti, italiano e matematica. I test INVALSI si eseguono alla fine dell’anno scolastico, verso maggio/giugno, nelle classi:
  • II e V della scuola primaria;
  • I e III della scuola secondaria di primo grado;
  • II della scuola secondaria di secondo grado. 
I test sono orientati a una stima statistica del livello di apprendimento generale e non costituiscono uno strumento di valutazione del singolo studente, eccezione fatta per la terza media. In altre parole, il risultato del test INVALSI non influisce sulle votazioni scolastiche.

Le prove INVALSI vanno svolte con serietà e sincerità, in quanto strumento fondamentale di valutazione dell’intera struttura di formazione scolastica.

Ogni test presenta una serie di domande, in numero compreso tra venti a trenta, con una possibile tempistica di risposta di 75 minuti.

La prova di matematica comprende aritmetica, algebra, logica, geometria, interpretazione di grafici, figure e dati. Il test di italiano è suddiviso in due sezioni: comprensione del testo (lettura di due brevi brani e risposta a quesiti) e lingua italiana con domande di grammatica.

Perché questi test siano il più sinceri possibile e traducano la reale situazione del sistema scolastico, non sono di valutazione del singolo. Si tratta quindi di una specie di verifica per capire quanto sanno gli alunni, che non viene valutata dai professori.

L’unica eccezione riguarda i test INVALSI sottoposti alle classi III della scuola secondaria di primo livello, che sono parte integrante dell’Esame di Stato.

La prova finale di terza media, infatti, fa parte dell’Esame di Stato ed è strumento di valutazione per:

  • ciclo d’istruzione delle scuole medie;
  • preparazione dello studente in procinto di lasciare una scuola ed entrare in un altro ciclo.

Il voto conseguito nelle prove INVALSI di italiano e matematica in questo caso va a costituire parte del voto finale. Ogni anno milioni di studenti, in vari momenti della loro carriera scolastica, vengono sottoposti a delle prove INVALSI e così vengono valutate le competenze di base in alcune materie chiave.

Come abbiamo analizzato finora, gli indicatori chiave sono soprattutto quelli ricavati dagli alunni di terza media e di quinta superiore, due snodi vitali all’interno della formazione del singolo.

Il risultato per quanto riguarda il livello della scuola in Italia non è tra i migliori.
Mediamente, i risultati raccolgono dati che riportano i livelli delle competenze come accettabili:
  • Italiano al 52%;
  • Matematica al 50%;
  • Inglese nella lettura al 78% per gli studenti di terza media e al 52% di studenti di quinto superiore ancora. Nell’ ascolto si passa invece dal 62% della terza media al 38% della quinta superiore.

All’interno di questo contesto si evidenziano forti differenze tra Nord, Centro e Sud con le isole: Nord e Centro raggiungono entrambi percentuali superiori al dato generale:

  • terza media: livelli minimi al 65% sia in Italiano che in Matematica e migliore confidenza con l’Inglese soprattutto in Valle d’Aosta e in Umbria;
  • quinto superiore: il Nord si attesta sopra la media in tutte e tre le aree didattiche analizzate. Veneto, Lombardia e Valle d’Aosta emergono sulle altre.
Al contrario nel Sud e nelle Isole, le prove INVALSI restituiscono risultati più allarmanti:
  • terza media: risultati bassi in italiano al 50% e in matematica al 55%-60%. In inglese la situazione è ancora peggio;
  • quinta superiore: gli studenti che non raggiungono il livello base in Italiano superano il 60% del totale. Problema ancora peggio in matematica, dove la percentuale sale a 70%. Solo il 20% conosce l’inglese a livello medio-buoni.
Quattro, in particolare, le regioni che destano le maggiori preoccupazioni: Campania, Calabria, Sicilia, Sardegna. Purtroppo la scuola funziona in maniera diversa da regione a regione, sia per quanto riguarda la qualità che l’efficacia degli insegnamenti.
Si registra inoltre una correlazione tra gli esiti scolastici degli studenti e il PIL pro capite regionale. Le regioni con meno PIL sono anche quelle con i peggiori risultati medi degli studenti.
A tutto ciò si aggiungono altri dati non ottimali. Si tratta di percentuali per area di studenti che non raggiungono le competenze di base per il loro livello di istruzione:
  • Sud si raggiunge più del 30%;
  • Isole si tratta quasi del 35%;
  • Nord-est ci si ferma al 15%;
  • Nord-ovest circa al 16%. 
Risulta dunque evidente la necessità di trovare un modo per ridurre i divari che ad oggi sono non solo presenti ma anche molto evidenti.
Dando un’occhiata ai risultati delle INVALSI del 2023, ci sono state diverse notizie:
  • per la prima volta i risultati della scuola primaria mostrano una flessione in tutte le discipline
  • i risultati della scuola secondaria di I e di II grado restano bassi ma non stanno peggiorando
  • il divario territoriale resta molto consistente (con qualche sorpresa)
  • l’equità del sistema è ancora molto al di sotto dell’accettabilità.

Dopo l’exploit positivo in Italiano del 2021, l’esito complessivo degli anni seguenti è andato calando e la flessione del 2023 è particolarmente significativa. Purtroppo lo stesso fenomeno si è osservato in inglese, dove la percentuale degli alunni che arrivano al livello prescritto dalle Indicazioni nazionali (il livello A1 del QCER) è scesa dal 94% al 87% nel reading e dall’85% all’81% nel listening.

In termini assoluti la percentuale di alunni che raggiungono i traguardi previsti dalle Indicazioni nazionali, in quinta primaria, oscilla dal 62% (matematica) al 75% (italiano).

Paradossalmente i risultati negli altri ordini di scuola, ancorché più negativi in termini assoluti, hanno un andamento meno preoccupante e, in inglese, come vedremo tra poco, sono invece positivi.

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