Ilaria Sacchettoni, Idi, i soldi dell’ospedale in Congo per il petrolio, Corriere Della Sera

Tra agosto e dicembre 2011, quando i lavoratori dell’Idi erano già senza stipendio (pagati a singhiozzo o con anticipi) il cash, ancora abbondante, delle prestazioni sanitarie, prendeva il volo verso il Congo, dove padre Franco Decaminada — lo descrivono come «il sacerdote più colto e intelligente della Congregazione» — aveva costituito la sua Ibos II. Una società per lo sfruttamento del petrolio con una gemella lussemburghese. Da ieri padre Franco Decaminada, il suo braccio destro Domenico Temperini e Antonio Nicolella, ex agente segreto del Sismi entrato nella vita di un ente religioso, sono sottoposti a misure cautelari per la bancarotta dell’«Elea F.P.», una piccola spa regolamentata dal diritto fallimentare italiano e servita ai magistrati coordinati dal procuratore aggiunto Nello Rossi da «apriscatole» per disinnescare una matassa di illeciti arrivati a pochi giorni fa, a dispetto delle inchieste avviate. Una bancarotta attraverso false fatture e appropriazioni da 14 milioni di euro, finora. Più una sistematica evasione tributaria che ha portato l’ospedale romano sull’orlo del crac e probabilmente inciso qualche solco sull’immagine no profit del Vaticano. Non a caso, da venerdì, alla guida del gruppo con i suoi ospedali — San Carlo di Nancy, Istituto Dermopatico, Villa Paola, più un polo farmaceutico con laboratori importanti — non sono più i missionari (la Congregazione dei figli dell’Immacolata Concezione, appunto) ma due esperti fallimentaristi (Stefania Chiaruttini e Carmela Regina Silvestri, più il manager Mario Spina) in attesa di un’asta che individui gli acquirenti futuri. Una svolta alla quale difficilmente si sarebbe arrivati senza la richiesta della stessa Santa Sede che, a metà dello scorso febbraio, per la prima volta nella storia, invocando un «radicale intervento finalizzato per un verso a salvaguardare le ragioni dei creditori» (650 milioni di euro di debito accertato, ndr) e «a garantire la prosecuzione delle attività di cura e di assistenza», si è rivolta al governo italiano ottenendo il commissariamento dell’intera Provincia italiana della Congregazione. L’inchiesta a questo punto si sdoppia. Le misure di ieri, con Decaminada e Nicolella ai domiciliari e Temperini in cella per il crac della «Elea F.P.» (una società per azioni sottoposta al diritto fallimentare italiano) rappresentano un primo passo compiuto dai magistrati, che hanno anche denunciato altre 10 persone per gli stessi reati. Fra questi l’ex ad dell’azienda, Mario Russo (processato per truffa, prima di essere selezionato come manager dai padri Concezionisti). Chiusi per oltre un mese negli uffici della società, i finanzieri del Tributario guidati dal colonnello Cosimo Di Gesù hanno ricostruito «le operazioni di prelevamento dalle casse dell’Idi (che ha annunciato la costituzione di parte civile) e della Provincia italiana e di trasferimento fraudolento di tali somme in favore delle due società» — la «Elea F.P». ed «Elea spa» e da queste a una terza società, la «GI. Esse Service», risultata di proprietà del solo Decaminada. Il manager dell’Idi, interlocutore privilegiato dell’ex presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni per l’acquisizione del Nerviano (Pfizer) la cui cessione è tuttora all’attenzione dei pm Michele Nardi e Giuseppe Cascini, aveva abitudini dispendiose (sua la villa toscana di Magliano sequestrata ieri) e progetti faraonici: dalla conversione in centro benessere di un monastero medioevale nel viterbese alla realizzazione di una televisione privata, al finanziamento di un campus universitario. Tutto con i soldi dell’Idi.
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