Vaticano in trincea

La complessa e articolata realtà associativa “chiamata” Chiesa cattolica ha mostrato tutta la sua articolata complessità nei tre momenti che ha vissuto in queste settimane: il caso Becciu, la visita in Vaticano del Segretario di Stato statunitense, la divulgazione dell’enciclica “Fratelli Tutti” di papa Francesco.

Sono tre eventi significativi che, insieme a tanti altri, in questa fase ne hanno caratterizzato la vita.

Il caso del Cardinale Angelo Becciu, finito sotto inchiesta per un uso disinvolto delle finanze vaticane, a cui aveva accesso come Sostituto della Segreteria di Stato, ampiamente documentato dall’Espresso, che per quattro settimane ne ha pubblicato notizie e documenti, ha avviato un processo di delegittimazione della Santa Sede. Lo stesso cardinale, oltre che in altre attività speculative, è, in particolare, coinvolto in un investimento in case di lusso a Londra. Si tratta di un portafoglio di appartamenti di altissimo livello in uno degli indirizzi residenziali più costosi della città. Per di più una cagliaritana, Cecilia Marogna, soprannominata “dama del cardinale” e in realtà fiduciaria nelle operazioni finanziarie, è stata arrestata dalla gendarmeria vaticana perché accusata di aver sottratto mezzo milione di euro destinati ad opere di beneficenza dalle casse della Segreteria di Stato per gli investimenti speculativi, ma anche sperperati in spese voluttuarie.

In quegli stessi giorni il Segretario di Stato statunitense, Mike Pompeo, a Roma per un convegno, ha chiesto udienza al papa nell’intento di distoglierlo dalla sua politica filocinese. Pompeo aveva il compito d’impedire le trattative in corso fra la Santa Sede e il Governo cinese per rinnovare l’accordo raggiunto due anni fa. Il papa non lo ha neppure ricevuto, appellandosi all’uso di non ricevere candidati in campagna elettorale. Non è certo la prima volta che si tenta di condizionare le scelte politiche del papa, ma pare che le pressioni del segretario Mike Pompeo su Papa Francesco abbiano superato ogni limite. Neppure il Segretario di Stato, il cardinale Parolin, che avrebbe dovuto riceverlo, ha avuto un incontro diretto: i due si sono visti, ma all’interno di un incontro tra le due delegazioni, americana e vaticana, con altri rappresentanti diplomatici. Nel contempo una delegazione vaticana è già partita per la Cina per far sapere ufficialmente che l’accordo con la Cina, sulla nomina dei vescovi, verrà rinnovato. La firma è prevista entro il 22 ottobre, data dell’entrata in vigore dell’accordo provvisorio nel 2018, a pochi giorni dalle elezioni presidenziali americane, come per mettere Pompeo (e Trump) davanti al fatto compiuto.

Nel contempo il 4 ottobre il papa in Assisi ha consegnato l’enciclica “Fratelli Tutti” già firmata il giorno precedente. I temi dell’enciclica, definita “tenera e forte”, sono la Fraternità e l’Amicizia Sociale. La fratellanza è approfondita come un valore laico e, al tempo stesso, cristiano. Nell’enciclica il papa, ben conscio di come i richiami ai grandi Trattati, alle Dichiarazioni universali, ai principi etici e religiosi sono spesso retorici s’impone, invece, di evitare la sterile retorica. Centrali sono i temi causa di conflitti sociali: l’immigrazione, la mancanza di lavoro, la disponibilità alimentare, l’utilitarismo economico, la speculazione finanziaria, le nuove e vecchie schiavitù, le ideologie xenofobe e razziste, la cultura dello scarto, il predominio dei più forti che opprimono i più deboli, lo sfruttamento delle risorse naturali, la cancellazione di specie e culture, l’imposizione di nuove e vecchie forme di colonialismo, la riduzione dei servizi sanitari, la violazione del diritto internazionale e nazionale. L’enciclica esalta inoltre il lavoro, la funzione sociale della proprietà, il globalismo e localismo autentici ed equilibrati, un rapporto sano tra l’amore alla patria e la partecipazione cordiale all’umanità intera, un’economia che non crei scarti e ingiustizie. Per poter dare una soluzione solida e duratura a questi problemi, il Papa rivolge un pressante invito a modificare radicalmente i fondamenti del sistema economico e sociale, per di più intrecciando i valori della cultura cattolica con quelli della cultura laica. Intende in tal modo di superare le contrapposizioni che le hanno fino ad oggi contrapposte. L’enciclica, inoltre, ripudia finalmente il concetto di “guerra giusta” e praticamente invita a convertire le spese militari in un fondo contro

la fame nel mondo.

Per avere un’idea di quanto l’Enciclica sia inclusiva e universale, basta leggere queste sue parole: In questo spazio di riflessione sulla fraternità universale, mi sono sentito motivato specialmente da San Francesco d’Assisi, e anche da altri fratelli che non sono cattolici: Martin Luther King, Desmond Tutu, il Mahatma Gandhi e molti altri. È forse questo uno dei meriti più grandi di questa enciclica: l’intreccio fra le diverse culture, che, gelose dei loro contenuti e dei traguardi sociali e politici raggiunti, hanno spesso nella storia costituito steccati e divisioni.

Non c’è da meravigliarsi se a destra l’enciclica sia stata accusata di “comunismo”, forse anche perché all’Angelus di domenica 18 ottobre ha ricordato che: Le tasse vanno pagate.

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