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Sciopero Rai, perché alcuni TG sono andati in onda lo stesso?

In una nota dell’Unirai si legge: “Oggi è caduto un muro. È la fine del monopolio”

Giorno 6 maggio è stato indetto dall’Usigrai lo sciopero dei giornalisti Rai. Il Tg2 delle 13 e il Tg1 delle 13.30, però, sono andati in onda, mentre il Tg3 delle 12 è stato trasmesso in forma ridotta. L’esecutivo Usigrai ha commentato la scelta con una nota: “Pur di tentare di boicottare lo sciopero proclamato dall’Usigrai, a cui ha aderito la stragrande maggioranza dei giornalisti Rai, i direttori di Tg1 e Tg2, con spirito anti sindacale, hanno deciso di mandare in onda le edizioni delle 13.30 e delle 13 con servizi e collegamenti insolitamente lunghi per raggiungere la maggior durata possibile (comunque inferiore a quella consueta). La verità è che così facendo hanno quasi completamente cancellato interi temi e intere notizie come cronaca e economia. Un inganno ai cittadini per mascherare il fallimento del boicottaggio“.

Perché alcuni TG sono andati in onda

Pur di dare l’impressione che lo sciopero fosse fallito i direttori di Tg1 e Tg2 hanno concentrato i pochi al lavoro in una sola edizione facendo saltare le altre. Ad ora, ad esempio, al Tg2 su una programmazione prevista di 135 minuti sono andati in onda appena 26 minuti. Al Tg1 su 186 minuti, solo 28. Non siamo noi, evidentemente, a diffondere fake news“, continua il messaggio. Alla conduzione per il Tg2 Stefania Zane e per il Tg1 Sonia Sarno, che hanno letto in coda la nota dell’Usigrai, con i motivi della protesta, e il comunicato di replica dell’azienda.

Rai | ANSA/FABIO FRUSTACI – Italialaica.it

Il Tg1 e Rainews hanno hanno dedicato spazio alla notizia dell‘incidente sul lavoro avvenuto a Casteldaccia, in cui hanno perso la vita cinque operai. Il sito di Rainews è stato regolarmente aggiornato così come Televideo e i giornalisti di alcune testate come Tgr Lazio, Abruzzo, Sicilia e Campania hanno prodotto servizi. Anche Tgr Puglia e Tgr Molise sono andati regolarmente in onda.

Unirai contro lo sciopero dei giornalisti Rai: “Non serve insultarci, è cambiato il vento e oggi lo vedranno“, il sindacato prende le distanze da Usigrai, il principale sindacato della Rai che ha organizzato uno sciopero per protestare “il controllo asfissiante sul lavoro giornalistico” e per denunciare le carenze d’organico e la mancata stabilizzazione dei precari. Usigrai, se vuole uno sciopero al 100% non può ignorare che esiste un altro sindacato. Ci si confronta, si trova una piattaforma comune, si sciopera insieme, se è il caso. Altrimenti Usigrai si prende il rischio di uno sciopero cui aderisce il 70% e che qualcosa vada in onda“, ha fatto sapere Unirai.

La libertà è anche di chi non vuole scioperare, ma è illegittimo che una minoranza si organizzi con cambi di turni e si metta a disposizione per tentare di far fallire uno sciopero“, ha commentato il presidente della Federazione nazionale della stampa italiana, Vittorio Di Trapani.

Le reazioni

Maurizio Gasparri ha scritto su X: “Liberi di scioperare, liberi di lavorare. Crolla il muro del monopolio sindacale. Vince la libertà di scelta per tutti”. Verificheremo se non ci sono state violazioni del diritto di sciopero“, ha detto invece il segretario Usigrai, Daniele Macheda.

Il Cdr del Corriere della Sera ha inviato un comunicato all’Usigrai. “Esprimiamo solidarietà e vicinanza alle colleghe e ai colleghi della Rai in sciopero oggi 6 maggio per difendere l’autonomia, l’indipendenza e il ruolo del servizio pubblico radiotelevisivo. Principi fondamentali quanto il giusto inquadramento contrattuale, le corrette retribuzioni dei colleghi e il riequilibrio delle carenze di organico nelle redazioni“.

Sede Rai | ANSA/FABIO FRUSTACI – Italialaica.it

Anche il Comitato di Redazione di Sky Tg24 “esprime la propria solidarietà ai colleghi della Rai oggi in sciopero per difendere l’indipendenza e l’autonomia dell’informazione, l’occupazione, le giuste retribuzioni, la corretta applicazione del Cnlg. In questo momento storico l’intera categoria vive una fase particolarmente tesa e delicata e il rispetto dell’autonomia dei giornalisti, assieme a rispetto del contratto di categoria sono due baluardi da difendere da ogni forma di aggressione“.

Il Comitato di redazione di La7 esprime in una nota “solidarietà ai colleghi della Rai in sciopero per difendere l’indipendenza e l’autonomia dell’informazione, l’occupazione, le giuste retribuzioni, la corretta applicazione del contratto giornalistico. Sono vertenze che investono tutta l’editoria, per le quali è necessaria una categoria pronta a mobilitarsi, a cominciare dalla richiesta del rinnovo non più rinviabile del Contratto nazionale di lavoro giornalistico“.

La nota di Unirai

In una nota dell’Unirai si legge: “Oggi è caduto un muro. È la fine del monopolio anche se qualcuno ancora fatica ad accettare la nuova realtà fatta di pluralismo anche sindacale. Oggi è una giornata storica per la Rai. Chi pretendeva di imporre la sua visione alla totalità dei giornalisti Rai è stato sonoramente sconfitto. Impari la lezione di democrazia. Si dia una calmata ed eviti di continuare a coprirsi di ridicolo. C’è chi sta passando la giornata a cercare di intralciare il lavoro di chi legittimamente non ha scioperato. Può andare a casa. Tutto inutile. Hanno lavorato tanti colleghi non iscritti al nostro sindacato che non ha voluto boicottare nulla. In presenza di più sindacati se si vuole avere la riuscita della protesta ci si confronta prima. Ma per farlo serve maturità. Serve accettare l’idea che esista un pensiero diverso. Serve meno arroganza e più rispetto per le idee di tutti”.

Contrariamente a quanto riportato da alcuni organi di stampa e da alcuni politici da tempo in prima fila per combattere, per assenza di argomenti, un nemico immaginario come il fascismo, Unirai è voce libera e indipendente di giornalisti che non si fanno piegare dalle pressioni o dagli insulti di chi è stato abituato ad occupare la Rai. Domani le centinaia di colleghi che saranno sul posto di lavoro (dopo che un’assemblea si è pronunciata all’unanimità su questo punto), perché contrari a una mobilitazione ideologica, possono e devono produrre quello che fanno ogni giorno e il frutto del loro lavoro deve andare in onda. Chi si sente padrone della Rai deve semplicemente prendere atto che questa è la stagione del pluralismo. Domani andremo a lavorare insieme ad altri 16mila dipendenti di questa grande azienda che va rilanciata e non infangata ogni giorno dopo averla lottizzata, in maniera abusiva, per decenni. È caduto il muro di Berlino, figuriamoci se non può cadere il monopolio dentro la Rai”, aveva fatto sapere il sindacato giorno 5 maggio.

Giuliana Presti

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