Ma quale libertà religiosa?

L’art. 68 della Nuova Costituzione  egiziana riconosce la parità tra i sessi,  in conformità con la legge islamica (Sharia). Con gli articoli 2 e 219 si afferma che le fonti primarie della legge e le regole fondamentali della giurisprudenza,  devono fare sempre riferimento alla sharia.

Altrimenti, sostengono da quelle parti, si aderirebbe a una concezione “connotata  da una visione secolarizzata dell’uomo e del mondo, priva di apertura al trascendente.” In verità, la virgolettatura contiene quanto si legge, tra l’altro, nella famosa omelia del cardinale Scola, tenuta il 6 dicembre per la solennità della festa di S. Ambrogio; e si riferisce precisamente all‘ “atto di nascita della libertà religiosa”  con l’Editto di Milano del 313  Costantino e Licinio.

Il cardinale ciellino ha scelto la celebrazione, prossimo anno, dell’Editto, per sparare sulla laicità dello Stato , soprattutto quella d’impronta francese. Come ha scritto il teologo Vito Mancuso  su La Repubblica (7.12), Scola ha sorvolato su alcuni particolari storici di non scarso, oggettivo, valore.

Alla fine della persecuzione contro i cristiani, non seguì infatti la libertà degli altri.  Anzi, con l’Editto di Tessalonica (380) dell’imperatore Teodosio, si toglieva la libertà di culto ai pagani.

Il cardinale prosegue precisando che la “libertà religiosa” pone alcuni gravi problemi, come  “il rapporto tra verità oggettiva e coscienza individuale” e la “questione dell’interpretazione dell’universalità della salvezza in Cristo di fronte alla pluralità delle  religioni e di mondovisioni (visioni etiche ‘sostantive’).

Detto altrimenti, si pone il  problema che  riguarda “la connessione tra libertà religiosa e orientamento dello Stato e, a diversi livelli, di tutte le istituzioni, nei confronti delle comunità religiose presenti nella società civile.”

A seguire la sua argomentazione si capisce  perché   “il classico problema del giudizio morale  sulle leggi si è andato sempre più trasformando in un problema di libertà religiosa“.

Come? Per esempio a proposito della riforma sanitaria di Obama. Quella riforma “impone a vari istituzioni  tipi di  istituzioni religiose (specialmente ospedali e scuole) di offrire ai propri impiegati polizze di assicurazione sanitaria che includono contraccettivi. Abortivi e procedure di sterilizzazione”.

Certamente in Italia non succede, visto che i presidi ospedalieri cattolici accreditati, come in Lombardia, oltre a imporre ai medici l’obbiezione di coscienza per l’applicazione della legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza, vietano di spiegare e somministrare gli anticoncezionali non naturali.

La “libertà religiosa” si dovrebbe, secondo il vescovo ciellino, coordinare  alla “retta ragione” che tale sarebbe se illuminata dalla fede. Intendendo per fede quella cattolica, in quanto  riafferma implicitamente l’antica dottrina della Rivelazione come atto che dice la parola dell’inutilità delle religioni precedenti e future,  che non riconoscono i successori di Pietro. Diversamente,  lo Stato non neutrale voluto da Scola, accogliendo “il fenomeno religioso “ contro la deriva secolarista, potrebbe  finire per rispettare anche la “libertà religiosa”,  cioè i valori irrinunciabili delle altre religioni.  A cominciare dalle correnti  islamiche che ribadiscono la supremazia della sharia in fatto, per esempio, di matrimonio poligamico e di limiti alla libertà delle donne come sta accadendo sia in Tunisia che in Egitto dopo le “primavere arabe”. E come, forse, sta iniziando ad accadere anche in Turchia.

Allora, a  ben vedere, il cardinale nella sua omelia ha, rettamente dal suo punto di vista,  inneggiato all’editto di Costantino come Initium libertatis ; la storia che è seguita per secoli e secoli ha segnato infatti  la supremazia della Chiesa di Roma  sugli stati e i governanti, unti del Signore per mano dei papi.

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