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Cronaca

Depongono fiori per Navalny, identificati da Digos. Piantedosi: “Nessuna limitazione delle libertà”

Polemiche a Milano dopo che una decina di attivisti sono stati identificati da agenti della Digos durante una commemorazione per Alexei Navalny, il dissidente russo trovato morto in prigione. La piccola celebrazione era stata organizzata dall’associazione AnnaViva, che si occupa di portare avanti la memoria della giornalista russa Anna Politkovskaja, assassinata a Mosca il 7 ottobre 2006.

Immagine tratta dal profilo Facebook dell’associazione AnnaViva

La commemorazione

“Dopo aver appreso della tragica (e annunciata) morte di Navalny, come associazione abbiamo indetto una commemorazione dal titolo “In silenzio per Navalny” ai giardini Anna Politkovskaja di Milano”, si legge sulla pagina Facebook dell’associazione AnnaViva che spiega: “C’è chi ha portato dei fiori, una candela, un pensiero scritto per ricordarlo”. “Al nostro arrivo siamo rimasti ammutoliti e basiti dalla presenza di 3 agenti della Digos”, sottolinea l’associazione.

La replica del ministro Piantedosi

“È capitato anche a me nella vita di essere identificato, non credo che sia un dato che comprime una qualche libertà personale”. Con queste parole il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi commenta l’episodio minimizzando l’accaduto. La replica è arrivata in mattinata, a margine della sigla di un accordo tra la Regione Lombardia, l’Agenzia Nazionale per l’amministrazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata e l’Anci Lombardia in Prefettura a Milano.

Le parole dell’associazione

“I tre agenti si sono presentati chiedendoci i documenti e l’indirizzo di residenza. Ha ragione il Ministro dell’Interno a dire che l’identificazione delle persone rientri nelle facoltà della Polizia e infatti tutti i presenti hanno dato i documenti (fotografati uno a uno) e fornito l’indirizzo di casa come richiesto. La domanda è: perché?”, prosegue l’associazione AnnaViva in una nota. “In effetti, come abbiamo fatto a non pensarci, i fiori sotto una targa per commemorare un defunto sono sempre un atto sovversivo e di grande disturbo dell’ordine pubblico. Si tratterà forse di allergia?”, ironizza l’associazione. “Hanno fotografato i documenti e chiesto l’indirizzo a chiunque si avvicinasse con un fiore o un lumino dei morti sotto la foto di Navalny, in un giardino pubblico dedicato ad Anna Politkovskaja. In Russia ci è successo sempre. Qui in tanti anni di presidi e veglie è la prima volta”, sottolinea uno dei partecipanti.

Immagine tratta dal profilo Facebook dell’associazione AnnaViva

Interrogazione parlamentare

“Oggi una dozzina di persone voleva onorare con fiori la memoria di Navalny a Milano sotto la targa di Anna Politkovskaya. Si sono trovati lì degli agenti che li hanno identificati. Con una interrogazione parlamentare a Piantedosi chiederemo conto di che Paese siamo”. Lo rende noto il senatore Pd, Filippo Sensi, su X.

Ilaria Cucchi: “Identificazione deve avere ragioni di ordine pubblico”

Sulla vicenda è intervenuta anche la senatrice Ilaria Cucchi. “Io credo di dover ricordare al Questore di Milano che l’esercizio legittimo del diritto di esprimere l’opinione politica debba essere riconosciuto a tutti e senza illegittime ‘schedature’ che non sono degne di uno Stato che vuol definirsi democratico”, scrive Cucchi sui social. “Essere ‘identificati’ dalla Digos o da altri esponenti delle Forze dell’Ordine vuol dire subire l’inserimento dei propri dati al CED, che vi rimarranno per tempo indefinito, esattamente come coloro che delinquono. L’identificazione, che richiede obbligatoriamente la consegna dei propri documenti, deve avere “ragioni di ordine pubblico e sicurezza”, come previsto dalla Legge – prosegue la senatrice -. Tanto è vero che coloro che vi sono sottoposti possono essere portati contro la loro volontà in caserma per subire rilievi segnaletici. Se si rifiutano possono essere arrestati per resistenza a pubblico ufficiale”. “Tutto questo è inaccettabile. Le libere opinioni non vanno schedate ed i loro legittimi portatori non vanno intimiditi”, conclude Ilaria Cucchi.

Benedetta Leardini

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