Rassegna stampa

15.11.2022, LAICITÀ DELLA SCUOLA news, novembre 2022

Di Coordinamento per la laicità della Scuola | 15.11.2022


Notiziario on line del Coordinamento per la laicità della scuola

Editoriale:
Manovre securitarie e problemi reali

In questo numero delle NEWS mettiamo in evidenza il documento torinese firmato da AEDE, CEMEA, CIDI, FNISM, MCE sui “No e i Si della scuola”. Invitiamo altre associazioni ad aderire mandandoci una mail.
Intanto notiamo che se Il buon giorno si vede dal mattino, anche il cattivo giorno si annuncia molto presto. Il decreto anti-rave contro gli assembramenti non autorizzati è stato scritto in modo così sciatto da sollevare il sospetto giustificato che l’obiettivo reale sia la repressione di manifestazioni antigovernative e l’uso di intercettazioni a questo fine. La riammissione anzi tempo dei medici no-vax è un chiaro incoraggiamento a chi si era opposto alla fantomatica “dittatura sanitaria”. Il decreto sull’ergastolo ostativo, ritenuto incompatibile con la Costituzione dalla Consulta, da ultimo, nel comunicato del 15 aprile 2021, contraddice gli annunci garantisti dello stesso Nordio. Per gli immigrati salvati in mare dalle Ong l’unica preoccupazione governativa sembra quella di impedirne lo sbarco della maggior parte.
È certo che i primi segnali sono identitari e mirano a rassicurare un elettorato di destra ansioso di legge e ordine, nonchè di Dio, Patria, Famiglia.
Si sa che non c’è una sola Meloni; ce ne sono due, come scriveva Marco Belpoliti su “Doppiozero”: “Capire cosa succederà non è facile. [...] Di certo l’anima partigiana che c’è in lei, la sua rabbia, o grinta che dir si voglia, esiste e continuerà a offrirci l’immagine dei due meloni: da un lato la politica trash dei social e dall’altro l’aspirante statista, postura che dovrà assumere se vuole dialogare con il resto dell’Europa. Non era così anche Mussolini delle origini? In camicia nera e con il cappello a cilindro in testa, come l’ha descritto mirabilmente Italo Calvino in un suo articolo. La dualità è una specificità di molti movimenti politici dell’ultimo secolo e mezzo; ora con lei bisogna vedere dove cadrà l’accento, cosa prevarrà: l’arrabbiata tribuna trash delle piazze italiane o quella con l’abito prêt-à-porter da esibire a Bruxelles?”
(https://www.doppiozero.com/giorgia-e-i-due-meloni).
Cosa farà una opposizione quanto mai incerta e divisa non solo tra i partiti che la compongono, ma all’interno di ciascuno di essi?
L’opposizione conta sulle crepe nella maggioranza, la maggioranza sulle lacerazioni nell’opposizione. Più che sulle proprie buone ragioni si conta sulla debolezza altrui. Eventualmente sulla trasmigrazione al centro di personaggi in vista (vedi il caso Moratti). Tutto ciò probabilmente alimenterà la sfiducia crescente nella politica, e in ultima analisi nella democrazia parlamentare, come la massiccia astensione ha già ampiamente evidenziato.
Una deriva pericolosa, che non si contrasterà davvero se non mettendo al centro i problemi più urgenti, a cominciare dall’emergenza sociale dei Neet, per cui un giovane su quattro (ma in alcune zone del sud anche uno su due), dopo aver assolto l’obbligo scolastico non studia e non lavora, non vede prospettive per il futuro, scivola in una marginalità depressiva Spesso nelle loro vite troviamo la dispersione e la “segregazione” scolastica (nelle scuole peggiori, come sottolinea Ludovico Albert su “L’Espresso” del 6/11/22). Se faremo scendere la diatriba sui “capaci e meritevoli” dal piedistallo delle ideologie al terreno concreto delle urgenze sociali avremo fatto un progresso notevole per capire i mali e prospettarne i rimedi.
Cesare Pianciola


***
In evidenza:
→ I NO E I SI DELLA SCUOLA

Avendo letto sul “Sole-24 Ore” questo profilo del Ministro
Giuseppe Valditara: “... e& stato il relatore della legge Gelmini nel
2010, ma e& stato anche capo dipartimento durante il periodo del
ministro leghista Bussetti. Anche dopo la caduta del governo giallo-
verde Valditara ha avuto diversi incarichi che lo hanno tenuto in
zona Viale Trastevere, tra commissioni e missioni. La sua carriera
professionale e& stata invece interna all’Universita&: in Piemonte
dove e& diventato ordinario di storia del diritto romano nel 1997 e
poi a Roma dove dal 2005, anno di fondazione, al 2018 ha insegna-
to in quella Universita& Europea voluta e creata dai Legionari di Cri-
sto dove ha preso la laurea anche il presidente della Camera Loren-
zo Fontana. Della medesima universita& Valditara e& stato anche pre-
side di facolta& di Giurisprudenza fino al 2011. Negli ultimi anni e&
stato molto vicino a Matteo Salvini tanto da essere considerato tra
gli ideologi della svolta sovranista”
(https://www.ilsole24ore.com/art/ministro-istruzione-e-merito
—giuseppe-valditara-AEBKQbAC?refresh_ce=1);

avendo rimarcato nel programma della coalizione che ha vin-
to le elezioni il proposito di rafforzare l’autonomia differenziata
con nuovi e maggiori poteri alle Regioni e di “riconoscere la liberta&
di scelta educativa delle famiglie attraverso il buono scuola”;
avendo registrato la modifica della denominazione del Dica-
stero in Ministero dell’Istruzione e del Merito;
le sottoscritte associazioni di insegnanti esprimono tutta la
loro preoccupazione rispetto alle sorti della scuola pubblica e
laica, e ribadiscono:
,
- NO alla autonomia differenziata per la scuola e a un sistema sco-
lastico con investimenti e qualita& legati alla ricchezza del territo-
rio. SI alla solidarieta& e alla perequazione tra le diverse aree del
Paese,
- NO al merito in senso concorrenziale e individualistico nella
scuola. SI alla diffusione di tutte le forme di cooperazione e di de-
mocrazia scolastica al fine di rimuovere gli ostacoli e le disegua-
glianze sociali che impediscono il pieno sviluppo di tutti.
- NO alla confusione di pubblico e di privato e ai finanziamenti di-
retti o per vie traverse alle private paritarie dove non c’e& liberta& di
insegnamento. SI a investire risorse nella scuola pubblica che non
privilegia nessuna religione o confessione così& come nessuna ideo-
logia o visione del mondo.
Su questi punti qualificanti valuteremo gli atti concreti del
Governo, del Ministero e del nuovo Parlamento, impegnando
tutta la vasta rete dell’associazionismo scolastico alla massi-
ma vigilanza per la difesa e il miglioramento della scuola del-
la Repubblica.
AEDE Torino
CEMEA Piemonte
CIDI Torino
FNISM Sezione di Torino
MCE Torino
Torino, 28 ottobre 2022

***
→ SUL MERITO

Chi si merita il Merito
di Giuseppe Bagni
Abbiamo il nuovo Ministero dell'Istruzione e del Merito.
Niente male come inizio.
Attenzione, non il riconoscimento del merito come sancito dalla Co-
stituzione, per dare le stesse opportunita& a chi non le ha per condizio-
ni economiche e socioculturali.
No, finiamola con l'ipocrisia del diritto universale allo studio, la scuo-
la e& per gli alunni che se la meritano. Chi non ce la fa che vada a lavo-
rare. Se e& un poco ignorante meglio: avra& meno pretese, oggi bisogna
essere disponibili ad accettare qualunque lavoro, no? La scuola non
dovra& forse insegnare anche la capacita& di adattamento ai contesti la-
vorativi, a pieno titolo compresa tra le soft skills? Se gli alzi la palla
loro schiacciano.
La domanda e&: chi ha il Merito di tutto questo? Tanti.
A partire da coloro negli ultimi dieci anni hanno avuto quasi sempre
responsabilita& di governo e in politica scolastica hanno lasciato stra-
da libera al docente esperto, alla formazione degli insegnanti neces-
saria solo per avere un premio in soldi; alla didattica delle competen-
ze non cognitive; alla lotta alla dispersione da vincere grazie a 20 ore
di tutoring l'anno rigorosamente a distanza; fondi che arrivano alle
scuole che non ne hanno bisogno e non arrivano dove servirebbero e
senza uno straccio di idea su come intervenire efficacemente; inclu-
sione medicalizzata e ridotta ad assistenzialismo.
E poi la delega cieca ad algoritmi che tolgono le classi ai precari che le
avevano per darle a chi sta piu& in basso in graduatoria ma ha azzecca-
to la “preferenza”.
Mode che durano una stagione come la misurazione della dispersione
occulta o del valore aggiunto per poi finire nel dimenticatoio senza
che nessuno si strappi i capelli.
Di che stupirsi? Il Merito e& meritato.
Dispiace per quelle famiglie che hanno votato a destra pensando se-
renamente “proviamo anche questa”, domani potrebbero scoprire di
avere un figlio non del tutto corrispondente al “made in Italy” da
esportazione che piacera& alla futura scuola, e dovranno arrangiarsi
con le solite ripetizioni o il passaggio nelle scuole di serie B e C, per-
che3 il problema non e& della scuola ma solo loro. Dispiace non tanto
per quelle famiglie, che in fondo hanno la loro parte di Merito, ma
per quei figli che non hanno colpe eppure avranno meno opportuni-
ta& degli altri.
Allargando lo sguardo ha responsabilita& anche chi ha sofferto
l’abbandono da parte della sinistra e ha reagito fuggendo dalla poli-

tica. Un attore “non-protagonista” per diventarlo deve occupare la
scena, non abbandonare il palcoscenico.
Chi pensava che ”tanto sono tutti uguali” presto si accorgera& che
aver unificato il Ministero del Lavoro con le Politiche sociali e tra-
sformato quello dello Sviluppo Economico in Ministero delle Impre-
se e del Made in Italy corrisponde a una ideologia che si sente così&
forte da mettersi in mostra fin dalla denominazione.
Chi oggi licenzia per citofono, chi decide di portare in questura per
occupazione di suolo pubblico gli operai in presidio, chi chiama i ri-
ders “utenti” e non dipendenti e licenzia semplicemente disabilitan-
do l'account, oggi fa festa.
Ma la responsabilita& e& anche nostra, che apparteniamo all'area vasta
della sinistra, che ci crogioliamo delle nostre analisi accontentandoci
di aver previsto tutto. Noi che abbiamo lasciato che la sinistra molti-
plicasse i distinguo con chi e& piu& vicino, capace solo di frantumarsi
all'infinito da far invidia alla fissione nucleare.
Noi equidistanti dai partiti invece di equivicini.
Se la sinistra diffusa oggi e& dispersa e randagia, incapace di stimola-
re una pur minima aggregazione il Merito e& anche nostro.
Da “Insegnare” on line: 23/10/2022
http://www.insegnareonline.com/rivista/opinioni-confronto/merita-merito
Da una lunga e articolata riflessione di Mario Ambel, riportiamo un pas-
so:
La scuola meritocratica c'è già. Perche3 il grande paradosso di tutto
questo ragionamento e& che la scuola italiana non ha nessun bisogno
di essere orientata al merito. Una buona parte della scuola italiana
non riesce a dare a tutti adeguati livelli di cittadinanza strumentale e
culturale, ha tassi di dispersione eccessivi, e& segnata da profonde di-
seguaglianze non solo fra nord, centro e sud, ma a macchia di leopar-
do, fra metropoli e piccoli centri, fra centri urbani, quartieri semipe-
riferici e periferie. Non solo, ma tutta la scuola dell’obbligo, anziche3
essere finalizzata a garantire a tutte e tutti condizioni accettabili di
cittadinanza, non fa che selezionare, canalizzare e gerarchizzare gli
allievi in funzione dei loro destini futuri, che spesso, come sappiamo,
corrispondono con le loro condizioni socioculturali di origine e pro-
venienza. Da questa situazione i fautori del merito partono per recla-
marne l’applicazione, mentre i refrattari denunciano il rischio che af-
fidandosi al merito non si farebbe che peggiorare lo stato di cose. An-
che perche3 i primi partono dal presupposto che di merito, nella scuo-
la, ce ne sia troppo poco e i secondi che ce ne sia gia& fin troppo. E del
peggior tipo.
La soluzione non e& adesso provare la strada del merito propugnato
dal governo di destra perche3, come abbiamo cercato di dimostrare, il
problema e& a monte: il merito, comunque lo si intenda, e& una catego-

ria non pertinente con la scuola sanamente intesa, perche3 a scuola
non ci sarebbe nulla da vincere o da perdere, ne3 c’e& da primeggiare o
restare indietro, ne3 da guadagnare posti in prima o in ultima fila.
Questa e& la scuola come la si e& sempre fatta: iniqua e meritocratica.
Ogni tanto qualcuno eccelle nonostante o piu& spesso in virtu& delle
condizioni in cui e& nato e vissuto. Altre volte qualcuno non eccelle
nonostante l’impegno o le condizioni favorevoli. E molti, troppi, re-
stano indietro, vengono cacciati o escono senza risultati adeguati. Il
problema vero della scuola e& questo. E non lo si fronteggia certo ap-
pellandosi al “merito”, ma migliorando gli edifici, le infrastrutture, le
condizioni e la quotidianita& del fare scuola e del lavoro di insegnati e
allievi.
http://www.insegnareonline.com/rivista/opinioni-confronto/
merito-addice-scuola
“INSEGNARE” OFFRE UNA RASSEGNA STAMPA DEL DIBATTITO
SUL “MERITO” SELEZIONANDO ALCUNE DELLE POSIZIONI E DEI
RAGIONAMENTI PIU2 INTERESSANTI, PRO O CONTRO;
http://www.insegnareonline.com/rivista/opinioni-confronto/
rassegna-stampa-merito

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→ LA DESTRA ALL’ATTACCO DELLA 194
di Teresa Simeone (MicroMega on line, 20 Ottobre 2022)
La legge 194 e& di nuovo sotto attacco: le forze retrograde, che vor-
rebbero riportare indietro le lancette della storia, sono continua-
mente in attivita&, ma non passeranno. Troppo radicata e&, ormai,
nella societa& civile – si sostiene – la difesa di questa legge che risale
al 1978 e che fu confermata nel referendum popolare del 1981.
Tuttavia ci si prova sempre e, considerando la nuova maggioranza
parlamentare, stavolta c’e& da temere. E da lottare.
Intanto, dopo le ipocrite rassicurazioni da parte della destra duran-
te la campagna elettorale e i sarcastici rimproveri dei suoi corifei a
chi prospettava la possibilita&, nascosta tra le pieghe delle dichiara-
zioni di Meloni sul diritto a non abortire (un diritto che, al di la& del-
la propaganda, e& ovviamente gia& garantito), di un tentativo, se non
di revisione, di svuotamento della legge, ecco arrivare, prima anco-
ra che si formi il governo, la proposta di Maurizio Gasparri. Politico
di lungo corso, militante nelle fila di MSI, AN, PDL, FI, ha chiesto di
inserire la “Modifica dell’articolo 1 del codice civile in materia di ri-
conoscimento della capacita& giuridica del concepito”. L’articolo 1
del codice civile dispone: «La capacita& giuridica si acquista dal mo-
mento della nascita. I diritti che la legge riconosce a favore del con-
cepito sono subordinati all’evento della nascita», mentre il nuovo
provvedimento prevederebbe: “Ogni essere umano ha la capacita&
giuridica fin dal momento del concepimento. I diritti patrimoniali
che la legge riconosce a favore del concepito sono subordinati
all’evento della nascita”. Sarebbe, se passasse, un fatto gravissimo
dal momento che tale riconoscimento giuridico porterebbe di fatto
all’impossibilita& di un aborto volontario e al rischio penale per il
medico che lo eseguisse e la donna che vi ricorresse. Come ha rile-
vato Laura Boldrini, ospite di Lilli Gruber a Otto e Mezzo, «quella
proposta non solo compromette l’autodeterminazione delle donne,
ma consentirebbe di perseguirle per omicidio». Modificare l’artico-
lo 1 del codice civile «significa poter accusare di omicidio chi deci-
de di ricorrere ad una interruzione volontaria di gravidanza», le fa
eco Marco Grimaldi dell’Alleanza verdi-sinistra.
Riconoscere la capacita& giuridica non piu& all’atto della nascita ma a
quello del concepimento appare l’ennesima manovra per minare
alla radice la legge 194/78 e svuotarla di efficacia, esattamente
come sta accadendo nelle regioni amministrate dalla destra dove e&
resa inapplicabile a causa degli impedimenti che vengono posti.
Gasparri, di fronte alle reazioni indignate dell’opposizione, ha cer-
cato di rettificare il tiro, dicendo che, nel presentare per la terza
volta il ddl, in ricordo di Carlo Casini (esponente del Movimento
per la vita), cui l’aveva promesso, ha voluto tirare “un sasso nello
stagno” per aprire una discussione. Una discussione? Perche3? Che
bisogno c’e& di discutere? E2 tutto così& chiaro, com’e& chiaro il tentati-
vo in atto.
E2 questa la visione della destra dei diritti civili e della liberta& delle
donne? D’altronde, e& venuta o non e& venuta da FdI, nella scorsa le-
gislatura, la proposta di seppellire i feti abortiti, anche senza il con-
senso dei genitori? Una legge liberticida, oscurantista, volta a cri-
minalizzare e offendere le donne.
In ogni caso in Italia il ricorso all’aborto e& in continua e progressiva
diminuzione dal 1983, anno in cui si e& osservato il piu& alto numero
di IVG; il nostro Paese ha, altresì&, un tasso di abortivita& fra i piu&
bassi tra quelli dei Paesi occidentali, come si rileva dalla relazione
del ministro della Salute sulla attuazione della legge contenente
norme per la tutela sociale della maternita& e per l’interruzione vo-
lontaria di gravidanza. Il fenomeno, vi si legge, e& spiegabile presu-
mibilmente con il maggiore e piu& efficace ricorso a metodi per la
procreazione consapevole, alternativi all’aborto. Rimane elevato il
numero di obiettori di coscienza per tutte le categorie professiona-
li sanitarie, in particolare per i ginecologi (64,6%). La legge preve-
de, tuttavia, che l’organizzazione dei servizi IVG sia tale da assicu-

rare un numero di figure professionali sufficiente a garantire alle
donne la possibilita& di accedere all’interruzione volontaria di gravi-
danza, come indicato nell’articolo 9. Le Regioni, percio&, devono tu-
telare il diritto nell’accesso ai servizi e minimizzare l’impatto
dell’obiezione di coscienza.
Tra i paletti che impediscono l’efficacia della legge, infatti, il piu&
forte e& proprio il ricorso massiccio all’obiezione di coscienza. In ge-
nerale, come riporta l’Associazione Luca Coscioni, in Italia sono 72
gli ospedali con personale obiettore tra l’80 e il 100% e 18 quelli
con il 100% di ginecologi obiettori. 4 invece sono i consultori con il
100% di personale obiettore. Le regioni in cui c’e& almeno un ospe-
dale con il 100% di obiettori sono: Abruzzo, Veneto, Umbria, Basili-
cata, Campania, Lombardia, Puglia, Piemonte, Marche, Toscana, Si-
cilia.
[...]
(https://www.micromega.net/la-destra-parte-allattacco-della-
194/?utm_source=substack&utm_medium=email)

***
→ LA FORMAZIONE CIVILE DEGLI EUROPEI

Il tema della formazione culturale e umana e& centrale in ogni pro-
cesso storico di costruzione di nuove comunita& politiche. Come in-
segna l’esperienza storica, non bastano le istituzioni comuni, e& ne-
cessaria anche una cultura condivisa che, oltre a renderne possibi-
le la nascita, le alimenti e le promuova nel corso del tempo.
Questa consapevolezza, essenziale ma non sempre adeguatamente
presente nel dibattito pubblico e nelle stesse politiche dei governi,
e& alla base della Risoluzione del Parlamento europeo (aprile 2022)
dal titolo “Attuazione di misure di educazione civica”. Il Parlamento
colloca la Risoluzione nel contesto di alcuni fondamentali docu-
menti europei e internazionali: in particolare i trattati istitutivi
dell’Unione Europea, la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione
(diritto vigente e sanzionabile, con lo stesso valore giuridico dei
Trattati), i documenti del Consiglio d’Europa, gli obiettivi di svilup-
po sostenibile delle Nazioni Unite e altri ancora.
Nel testo del Parlamento si dice che “l'educazione civica deve esse-
re intesa come un'educazione a piu& livelli, che contempli la dimen-
sione locale, regionale, nazionale, europea e globale della cittadi-
nanza...”. Si osserva, ancora, “che il processo di globalizzazione e di
integrazione europea in atto richiedera& alla nuova generazione di
europei un maggiore impegno politico a piu& livelli, nonche3 la capa-
cita& di vivere e lavorare in tutto il mondo e di gestire la differenza

nella vita quotidiana...”. In un contesto come questo, l’educazione
civica, intesa sia in senso formale (istruzione ai vari livelli, com-
presa la formazione degli adulti) sia in senso informale (l’appren-
dimento che si realizza nella varieta& e complessita& di tutte relazio-
ni umane e sociali), assume un valore determinante.
Le numerose “raccomandazioni” del Parlamento europeo alle isti-
tuzioni comunitarie e nel contempo anche a quelle nazionali si
pongono come obiettivo il coinvolgimento attivo di tutti i cittadini
europei, vecchi e nuovi (migranti, rifugiati ecc.), nei processi di
partecipazione politica ai diversi livelli, da quello locale a quello
globale, in cui di fatto si realizzano.
In altre parole, l’obiettivo fondamentale e& quello di promuovere
forme di “cittadinanza attiva” in grado di garantire, in modo non
solo formale ma sostanziale, la democrazia politica. In questo qua-
dro, il documento del Parlamento europeo evidenzia anche le esi-
genze formative connesse alla “transizione digitale” in corso. Sen-
za adeguate competenze digitali, come e& sempre piu& evidente, di-
venta difficile o in qualche caso anche impossibile l’esercizio dei
diritti di cittadinanza. Non si tratta di un problema soltanto tecno-
logico, ma di un grande problema, decisivo per il nostro futuro, po-
litico-culturale.
La Risoluzione del Parlamento evidenzia la necessita&, ai fini della
formazione civile degli europei, di una memoria condivisa. L’iden-
tita&, il sentimento di appartenenza, come e& noto, si costruiscono
all’intersezione fra memoria e progetto. In altre parole, noi siamo
sempre da un lato cio& che siamo stati e, d’altro lato, cio& che proget-
tiamo di diventare.
In questo quadro, sono significativi e fondamentali alcuni passi del
documento. Il Parlamento, si legge nel testo, “ritiene che l'isola di
Ventotene e il suo Manifesto abbiano svolto un ruolo decisivo nella
storia dell'integrazione europea; richiama l'attenzione sul suo ruo-
lo quale luogo emblematico della memoria per l'integrazione eu-
ropea e per la protezione dei nostri valori europei comuni; sottoli-
nea il suo contributo alla promozione dell'educazione alla cittadi-
nanza europea, in particolare attraverso la partecipazione attiva
dei giovani al seminario annuale sull'integrazione europea, avviato
da Altiero Spinelli nel 1982...”.
Ricordiamo che nel 1941 Altiero Spinelli e Ernesto Rossi, confinati
nell’isola dal fascismo dopo molti anni di detenzione carceraria,
scrissero il “Manifesto per un’Europa libera e unita” e posero così&
le basi culturali e politiche di una nuova formazione civile europea
condivisa.
Giampiero Bordino
17/10/2022

PER UN APPROFONDIMENTO: https://www.invalsiopen.it/mappa-
educazione-civica-europa/

***
→ Associazione Nazionale del Libero Pensiero Giordano
Bruno

POLO del 900 – Via del Carmine 14 - TORINO
Sala didattica al piano terra - giovedì 24 novembre 2022
– ore 17.30
ALLE RADICI DEI FEMMINICIDI
ne parleranno:
GIOVANNI DE LUNA storico
MARIA CHIARA ACCIARINI fondatrice di Emily in Italia
MARIA MANTELLO autrice del libro Sesso chiesa streghe.
Una storia vecchia e nuova di femminicidi
Introduce e coordina l’evento
BRUNO SEGRE, avvocato e presidente ANPPIA Torino

***
→ FNISM – INIZIA IL CORSO AGGIORNAMENTO / LABORATORIO
DI FILOSOFIA 2022-23

“Pace e guerra: dalla letteratura greca agli scrittori della
Resistenza”
1. 16 NOVEMBRE 2022
Donne e guerra nel teatro greco

H. 15,30 -18 al CESEDI – Introduzione di DONATA MORETTI –
Relazione di PAOLA DOLCETTI (Universita& di Torino)
2. 14 DICEMBRE 2022
Il progetto di Kant per la pace perpetua
H. 15,30 -18 al CESEDI – Introduzione di MARCO CHIAUZZA –
Relazione di MASSIMO MORI (Universita& di Torino)
https://www.fnism-torino.it/site/index.php/formazione-e-didattica/
laboratorio-di-filosofia/362-laboratorio-di-filosofia-2022-2023

***
→ IL PROGETTO "POLIS"

Programma
•Venerdì& 18 novembre, ore 18.00 | Via del Carmine 14 – Sala ‘900
Evento di apertura del progetto Polis e presentazione dei risultati
dell’inchiesta sociale a cura del Dipartimento di Culture, Politica e So-
cieta& dell’Universita& degli Studi di Torino – Sandro Busso, Michele
Garau
•Lunedì& 21 novembre, ore 18.00 | In fase di definizione
Incontro sul tema del Mutualismo, con la restituzione della ricerca
storica condotta da Jacopo Lanza.
A cura di Arci Torino.
•Mercoledì& 23 novembre, ore 18.00 | In fase di definizione
Incontro sul tema dell’Ambientalismo, con la restituzione della ricer-
ca storica condotta da Ottavia Dal Maso.
A cura di Fondazione Gramsci.
•Lunedì& 28 novembre, ore 18.30 | In fase di definizione
Incontro sul tema dell’Operaismo, con la restituzione della ricerca
storica condotta da Giacomo Tarascio e Tommaso Rebora.
A cura di Centro studi Piero Gobetti.
•Mercoledì& 30 novembre, ore 18.00 | In fase di definizione
Incontro sul tema del Femminismo con la restituzione della ricerca
storica condotta da Francesca Gabutti.
A cura di Unione Culturale Franco Antonicelli.

•Sabato 10 dicembre, ore 15.00 | Via del Carmine 14 – Sala ‘900
Evento di chiusura del progetto. Intervento di Marika Tolomelli, studiosa
dei movimenti politici.

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→ ARCHIVIO
LA MERITORIA BIBLIOTECA GINO BIANCO HA RESO DISPONIBILE
ON LINE LA PRIMA EDIZIONE DI “OTTO EBREI” DI GIACOMO
DEBENEDETTI

https://www.bibliotecaginobianco.it/fliplibri/8EB-DEB/40/

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IL LIBRO
DAVID BIDUSSA (a cura di)

Benito Mussolini, Scritti e discorsi, 1904-1945

(Feltrinelli, Milano 2022, pp. 700, euro 25.David Bidussa, nella sua densa introduzione (di fatto un libro a se3)
all’antologia di Benito Mussolini, Scritti e discorsi, 1904-1945 , ci invi-
ta a prendere sul serio il personaggio storico, la sua lingua, il suo cor-
po ma soprattutto le relazioni che ha intrattenuto con le culture poli-
tiche del suo tempo. Del quale, in qualche modo, e& figlio, ancorche3 da
molti non riconosciuto come tale. Non si tratta di sfogliare un impro-
babile album di famiglia ma semmai di capire come gli riuscì&, a rigore
di metafora, a distruggerlo, generando una diversa concezione
dell’appartenenza politica, basata essenzialmente sulla dittatura. Ci
invita quindi a «considerare la pervasivita& di un regime che diviene
totalitarismo; il suo radicamento, la sua durata, le permanenze dopo
la sua dissoluzione». In altre parole ancora, a identificare le linee di
continuita& nel suo radicalismo che, sia pure sostanziate da una mis-
sione criminale a se3 stante, tuttavia si incontrano e si incuneano con
le ideologie e nelle culture politiche del primo ’900. Mussolini le at-
traversa, se ne nutre, le usa a proprio beneficio, salvo poi disfarsene
quando piu& non gli occorrono, ovvero spolpandole. Non e& la storia di
un opportunista, come vorremmo invece credere, magari assecon-
dando la lettura che consegna l’italianita& ad una sorta di minorita& an-
tropologica insuperabile, bensì& l’interpretazione dell’estrema porosi-

ta& che molte culture politiche hanno rivelato nel tempo, al pari di una
sorta di fianco debole dentro il quale far proliferare i batteri che le
decomporranno.
STORICIZZARE MUSSOLINI, da questo punto di vista, non implica in-
casellarlo dentro una cornice ideologica di riferimento che gli preesi-
sta bensì& capire come cio& che egli, insieme ad altri, ando& creando, si
alimentasse di suggestioni e indicazioni che erano figlie del loro tem-
po. Non e& riscontro così& ovvio. Anche per questa ragione la scansione
temporale dell’antologia si organizza intorno a tre tempi, il 1913, il
1922 e il 1932. Ne e& incluso il livido e tetro duce della Repubblica so-
ciale italiana, benche3 gia& si inscriva in una discontinuita& storica, quel-
la che genera cio& che poi abbiamo conosciuto come neofascismo. Qua-
si a voler dare i natali a cio& che gli sarebbe sopravvenuto.
La prima data identifica la sovrapposizione tra classe e guerra, decre-
tando lo scivolamento dell’allora direttore dell’Avanti! verso i lidi
dell’interventismo. Il debito con il nazionalismo radicale diverra& tale,
ben presto, da risultare insolvibile. La seconda e& non meno significati-
va, poiche3 rimanda al transito dalle posizioni dell’«antistato» al calco
del «farsi Stato». Il partito fascista nel ’22, approssimandosi la marcia
su Roma, si pone non come contropotere ma in quanto potere coesi-
stente con quelli che lo precedono (e per buona parte lo seguiranno).
Fonda una sua legalita&, avvia un processo di auto-legittimazione che
incontra l’assenso dei grandi gruppi corporati, delle istituzioni, delle
amministrazioni, della monarchia. Il ’32, infine, e& l’anno dei bilanci,
dove alla stabilizzazione del regime si accompagnano le evocazioni
generazionali di una sua proiezione verso altri orizzonti, anche a ri-
schio di rompere con gli equilibri interni alle sue diverse componenti.
A una tale intelaiatura cronologica si accompagna, nell’antologia di
Bidussa, l’attenzione per le scansioni biografiche del Mussolini politi-
co.
La prima e& quella della militanza socialista, che si conclude con il
1914. La seconda, laddove la classe progressivamente si fonde nella
«nazione», rimanda alla ricerca di una collocazione tra destra e sini-
stra, durante gli anni della guerra e dell’immediato dopoguerra. Il ter-
zo momento, tra il ’20 e il ’26, pone nel suo insieme tutte le questioni

che non solo portano il fascismo da essere movimento a divenire par-
tito e, quindi, dall’andare al potere al trasformarsi in potere, ma quel
tema del totalitarismo che, nella quarta fase, che arriva fino alla «co-
struzione dell’Impero» (1936), e& il progressivo richiamo ad un fonda-
mento etno-nazionalista dell’identita& italiana, insieme alla revisione
del sistema di accordi derivati da Versailles. L’ultima scansione, infi-
ne, e& quella che coincide con l’alleanza con la Germania, il razzismo di
Stato, la guerra e il cupio dissolvi.
RILEVANTE È LA RICERCA, da parte di Bidussa, anche sulla scorta
dei lavori compiuti soprattutto negli ultimi quarant’anni da molti stu-
diosi, della continuita& del tracciato antisemitico, nella misura in cui
questo non ci restituisce tanto una fermo immagine nel rapporto con
l’ebraismo quanto della gerarchizzazione delle relazioni sociali attra-
verso il filtro delle appartenenze ascrittive. Quest’ultimo, infatti, e& un
vero e proprio universo di significati che vive di una sua luce autono-
ma, proiettandosi sul presente, ossia sull’immaginario sovranista,
identitario e, per alcuni aspetti, «antimondialista». Anche per una tale
ragione la lettura critica dell’antologia puo& risultare utile, non solo ri-
prendendo i molti fili tessuti nel mentre rispetto alla figura storica di
Mussolini ma anche il problema della persistenza non tanto di
un’ideologia compiuta bensì& di un calco profondo, che e& mitopoietico.
La forza del lascito fascista, in fondo, sta anche nell’avere generato
un’idea di se3 che non si esaurisce con la cronaca dei fatti. Forse e& il
vero spettro del ’900, quello che si aggira irrequieto tra le stanze e i
luoghi dell’eta& che sempre piu& faticosamente abitiamo.
Dalla recensione di Claudio Vercelli su “il manifesto”
(https://ilmanifesto.it/il-fascismo-un-calco-politico-di-lungo-corso)

***

IL FILM
La stranezza

Regia Roberto Andò
Italia, 2022
Durata 104’
Sceneggiatura Roberto Andò, Ugo Chiti, Massimo Gaudioso
Fotografia Maurizio Calvesi
Montaggio Esmeralda Calabria
Musiche Michele Braga, Emanuele Bossi
Interpreti e personaggi
Toni Servillo: Luigi Pirandello
Salvatore Ficarra: Sebastiano "Bastiano" Vella
Valentino Picone: Onofrio "Nofrio" Principato
RIPRENDIAMO PARTE DELLA RECENSIONE di FEDERICO
VASCOTTO — 27/10/2022
Sei personaggi in cerca di un regista
[...] Siamo nell'Italia del 1920. Luigi Pirandello (un sempre impecca-
bile Toni Servillo) torna in Sicilia e partecipa ai funerali dell'amata

balia Maria Stella. Un disguido con il cimitero lo costringe a fermarsi
qualche giorno in piu& a Girgenti, dove fa la conoscenza di due becchi-
ni, Nofrio e Bastiano (Ficarra e Picone), che si dilettano anche col
teatro e vogliono portare per la prima volta in scena una tragedia in-
vece delle solite commedie popolari. Nella vita di tutti i giorni c'e& bi-
sogno di ridere o di riflettere? Pirandello, fin dal viaggio in treno, ha
sei personaggi che lo assillano nella sua mente, ma non riesce a dare
loro una storia, uno scopo, uno spettacolo. Il drammaturgo fa così& la
conoscenza di un sottobosco popolare, pieno di personaggi curiosi e
sopra le righe, e di un teatro con pochi mezzi che deve fare di neces-
sita& virtu&. Tutti elementi che in qualche modo lo ispireranno a dare
forma all'opera che per il momento ha solo nella testa, senza un
chiaro contorno del chi, come, perche3, dove, quando.
Roberto Ando& con questo film prova ad indagare proprio le cinque
"W" del giornalista riguardo lo spettacolo, che inizialmente ebbe
tanto insuccesso e provoco& reazioni forti nel pubblico (come si vede
nel film), che mai aveva assistito ad attori che provenivano dal pub-
blico anziche3 dal palco, tanto da chiedersi a fine proiezione se gli
schiamazzi e i fischi dei presenti facessero ancora parte della com-
media. E2 un'atmosfera costantemente rarefatta quella che Roberto
Ando& mette in piedi per La stranezza, dalla nebbia delle strade, alla
fotografia scura e sporca proprio come i vicoli siciliani che mette in
scena; dal mondo di teatranti improvvisati che collaborano con No-
frio e Bastiano a quello "nobile" di cui fa oramai parte Pirandello. Un
Pirandello quasi sullo sfondo, grazie a un'interpretazione silenziosa
di Toni Servillo, perche3 i veri protagonisti sono i due becchini, i per-
sonaggi nella testa dell'autore con cui e& solito passare la domenica
per riordinare le idee.
Pane, meta-teatro e fantasia
La stranezza e& un film estremamente meta-narrativo nel suo farsi. E2
come se fossimo costantemente a teatro anche quando non ci siamo
fisicamente. La macchina da presa viaggia di casa in casa (quella di
Onofrio, quella di Bastiano, quella di Pirandello stesso), quasi in
modo claustrofobico, anche nei vicoli stretti e bui di Girgenti, nei tre-
ni e nelle carrozze, per raccontarci un mondo "chiuso" e allo stesso
tempo disperatamente desideroso di uscire, di respirare, di cambia-
re aria. Il gruppo di attori in erba dei due becchini sogna una vita mi-
gliore ma allo stesso tempo crede nella verita& dell'arte e nel frattem-
po deve affrontare i problemi quotidiani, compresi i tradimenti
all'interno del gruppo e della famiglia, scaramucce quotidiane e colpi
di scena degni di una soap opera di bassa lega. D'altronde ognuno di
noi indossa delle maschere nella vita di tutti i giorni, quando il co-
pione insitamente scritto dalla societa& ce le impone (così& come il tea-
tro), e Pirandello lo aveva teorizzato molto bene. Il teatro delle ma-

schere e& quello della vita e qui i due universi si mescolano e si con-
fondono, rendendo estremamente difficile distinguerne i contorni e i
confini. La cura di costumi e scenografie va di pari passo con quella
per la scrittura, anche se forse questa incertezza che si mantiene
fino alla fine sulla verita& della storia raccontata lascera& qualche spet-
tatore un po' perplesso.
C'e& grande ironia sulla morte ne La stranezza, un film che riflette tra
le righe su quel grande spettacolo messo in scena che e& la vita e che si
trova proprio nel mezzo tra la nascita e la dipartita. A emergere nel
film sono soprattutto Ficarra e Picone, che ci regalano una risata
spesso dolceamara, proprio come la verita& del quotidiano, e
caratterizzano i loro Nofrio e Bastiano come due uomini semplici che
cercano di colorare la propria esistenza come possono. Ognuno
interpreta il ruolo che la societa& gli impone, non solo i due becchini
aspiranti drammaturghi ma anche gli altri: dalla sorella di Bastiano,
costretta a stare chiusa nella loro abitazione durante il giorno (di
nuovo il concetto della casa che torna) al suocero di Nofrio, che vive
in casa con il genero e gli sbarra sempre la strada nel corridoio sulla
sedia a rotelle. Il film e& anche estremamente geolocalizzato
all'ambiente siciliano ma prova a raccontare un quadro universale,
non sempre riuscendoci.
(https://movieplayer.it/articoli/la-stranezza-recensione_28025/)

Notiziario on line del Coordinamento per la laicità della scuola. Redazione: Marco Chiauzza, Grazia Dalla Valle, Daniel Noffke, Cesare Pianciola, Stefano Vitale.

Fanno parte del Coordinamento: AEDE (Association Européenne des Enseignants), AGEDO, CEMEA Piemonte, CGD Piemonte, CIDI Torino, COOGEN Torino, CUB-Scuola, FNISM, Sezione di Torino "Frida Malan", MCE Torino.

 


 

 

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