A più di un mese dalla morte di un insegnante francese, per mano di un fanatico musulmano, vedrei diversi spunti per tornare su questioni del genere. In primo luogo appare interessante seguire, nelle sue prese di posizione, quel Consiglio Francese del Culto Musulmano (CFCM) dal quale dopo l'omicidio giungeva l'affermazione, che "nulla può giustificare l'assassinio di un uomo". Passano però pochi giorni ed ecco il presidente, del CFCM, affermare che ben si può richiedere in nome di quella fraternità, tradizionale valore della Francia, la cessazione delle caricature nei confronti dell'Islam.
In tal modo è evidente che il discorso cambia notevolmente: e, alla luce di un recente omicidio, può perfino lasciar trapelare una minaccia. Ma ecco verificarsi, adesso con più di una vittima, un omicidio a firma analoga: davanti ad una chiesa cattolica di Nizza. Ebbene, sul sito del CFCM il discorso cambia ancora ed in termini di netta autocritica: il presidente scrive che la richiesta, in cui faceva leva sulla fraternità, era stata formulata con "maladresse" e che in definitiva quanto alle caricature, nei confronti del Profeta, da un lato chi le fa ha il diritto di farle, dall'altro la comunità musulmana ha il dovere di -senza venire a risposte, o reazioni- ignorarle.
Mi pare un apprezzabile, punto di arrivo. Da cui traggo motivo per aggiungere a quanto su Italialaica scrivevo dopo l'omicidio dell'insegnante, che se tali caricature compaiono su un giornale basta, per ignorarle. non comprarlo. Ma se trovano posto in una scuola pubblica, ignorarle è più difficile (l'insegnante francese ucciso aveva tuttavia proposto a chi non desiderasse vedere le vignette in questione, di allontanarsi dall'aula). Una scuola pubblica, insomma, direi che nessuna religione dovrebbe esaltare e nessuna dovrebbe offendere; naturalmente, si parla di offese quali la blasfemia, mentre se ad esempio la Conferenza Episcopale Italiana affermasse che le unioni di fatto offendono l'Italia cattolica, sarebbe un altro paio di maniche.
Poiché dunque ritengo che su caricature alla Charlie Hebdo, nulla vi sia da ridire su un piano il quale -possiamo dire, più in generale- non coinvolga le istituzioni, mi trovo in una leggera divergenza rispetto a Valerio Pocar che su Nonmollare, a proposito di tali caricature e dopo aver distinto fra ciò che può ritenersi e ciò che non può ritenersi satira, ha recentemente auspicato un autolimite (a livello non giuridico, ma culturale): non "offendere gratuitamente le convinzioni profonde del prossimo".
Me è un autolimite, il quale suscita interrogativi -oltre che sull'aggettivo "profonde"- sull'avverbio "gratuitamente". Charlie Hebdo penso risponderebbe, a chi le vignette sulle sue pagine le trovasse gratuite, che in tali vignette, abbiano o no un carattere satirico, si esprime un sentimento antireligioso il quale ha motivo di esistere, tanto quanto le religioni. Occorre forse (potrebbe aggiungere) aver scritto un Trattato della tolleranza, per esclamare in modo non gratuito: " ‛Ecrasez l'infâme"? Esclamazione nella quale in effetti, osserverei io, l'offesa va di pari passo con la minaccia e l'istigazione.
In ben maggiore divergenza, però, mi trovo rispetto a Donatella Di Cesare che su "La stampa" del 2 novembre (e quindi anche dopo gli omicidi di Nizza) afferma, in un articolo dal titolo Gli errori di Erdogan e Macron, che rispetto alla contrapposizione fra i due uomini politici originata dalle caricature in questione, occorre rispondere "chiaro e forte: né-né". Tale articolo -in cui, peraltro, le critiche sono rivolte quasi tutte a Macron- ignora completamente come la questione della libertà di espressione in materia religiosa si connetta, nei due paesi, ad un quadro ben diverso della libertà in generale: è nella Turchia e non nella Francia che, in questi anni, vediamo dei deputati finire in carcere perché sono di minoranze etniche, colpevolizzate con l'accusa di terrorismo; vediamo finire in carcere, perfino chi in tale paese è responsabile di Amnesty International; vediamo epurazioni di massa nella magistratura, nell'insegnamento ecc.
Di Cesare scrive che, in generale, "da tempo, la 'laicità' non è più il luogo neutro di confronto": evidentemente ella ritiene che il confronto riesca meglio, se condotto in seno a questa o quella religione. Che, per il "laicismo militante di stampo francese", le religioni sono "dogmi dannosi"; e così dicendo ella non distingue fra (in Francia) da un lato un orientamento culturale, indubbiamente presente; dall'altro un assetto costituzionale che alle religioni non riserva davvero una condizione deteriore, rispetto ad altri gruppi sociali. In particolare per l'Islam poi, sul sito del Consiglio Francese del Culto Musulmano leggiamo ed a carattere grassetto, nell'ultima delle suddette prese di posizione, che la Francia non è un paese islamofobo.
Appare davvero surreale, comunque, che pochi giorni dopo vari omicidi dal movente religioso, Di Cesare punti l'indice soprattutto contro chi vede le religioni, come dogmi dannosi. Ancor più surreale appare che ella, contestando "la libertà dell'insulto", la paragoni a quella "di chi gira senza mascherina"; quando semmai il disinteresse per la salute altrui, mostrato non indossando la mascherina, potrebbe ricordare in forma assai sbiadita chi la vita altrui l'ha tout court soppressa, nei recenti omicidi in Francia!
Un commento
Se le unioni di fatto offendono qualcuno può essere soltato il partner che vorrebbe il matrimonio, o tutt'alpiù i parenti cattolicissimi della coppia. Tutti gli altri perchè mai dovrebbero offendersi? Perchè si tratta di un peccato secondo la Chiesa cattolica? Se qualcuno pecca e non intacca la libertà, l'integrita di uno o gli altri, o anche il "patrimonio" altri perchè mai dovrebbero offendersi gli estranei? E poi, peccato! Le prime comunità cristiane non avevano un loro particolare matrimonio e ciascuno si affidava al matrimonio in uso doce viveva, Quindi un peccato introdotto molto tempo dopo e non certamente dal fondatore Gesù di Nazareth. Ma questo i cattolici non lo sanno e chi lo sa dice che è meglio non pubblicizzarlo troppo. E poi, sempre sul matrimonio e sulle convivenze, non mi pare che nei vangeli sia scritto che quando Maria e Giuseppe dovevano sposarsi, questi meditò molto se sposarsi con lei o no, ma non si meraviglioò del fatto che la promessa sposa fosse incinta. Era il suo amor proprio a farlo dubitare. E poi ancora i discepoli non avevano riconosciuto nel Figlio il figlio di Dio. Ma io mi chiedo perchè Gesù non poteva essere il Messia anche se era figlio di donna ed uomo... ma questa è un'altra storia.