Macron lo ha detto al funerale del professore decapitato dal giovane ceceno: continueremo con i disegni e la satira. La Republique non intende rinunciare alla libertà di espressione. Ma è costretta a fare i conti, come ha dichiarato alla Stampa (18.10) Jean Pierre Obin ex consulente del Ministero dell'Istruzione, con la contestazione alla laicità nelle scuole dilagata quasi indisturbata a partire dal 2004. Da poco J. P. Obin ha pubblicato un libro dal titolo: "Come si è lasciato entrare l'islamismo nelle scuole", dove racconta come è anche cresciuta l'autocensura che, secondo un'indagine dell'istituto Ifop del 2018, riguarda un terzo dei professori. "Io sono di sinistra, ma devo ammettere che la maggioranza della gauche oggi in Francia nutre una sorta di compiacenza nei confronti dell’islamismo". Il giornalista gli chiede: "Quando si parla di problemi sulla laicità, in concreto di cosa si tratta? Possono essere i più diversi. Si va dai corsi di nuoto ai quali non partecipano le ragazze musulmane, presentando certificati medici che attestano l'allergia al cloro. Fino alla contestazione della lettura di 'I tre porcellini’, perché uno studente salafita ha stabilito che è un racconto impuro." Ci sono poi gli insegnanti che eliminano tutto quanto fa riferimento agli Stati Uniti, perché i genitori di alunni musulmani hanno detto loro, minacciosamente, che gli Usa sono dei nemici dell’Islam.
La Francia ha fallito con il modello assimilazionista, perché tenendo gli immigrati ai margini della società nonostante la promessa di essere autoctoni, si è trovata ora con le periferie vere comunità autorefenziali, dove anche a causa di imam integralisti si è diffuso il verbo del rifiuto dell'Occidente e della necessità di testimoniare (in primis con il velo identitario delle donne) l'Islam come vera unica religione legittimata a normare la società universale. Dopo di che la Francia è passata al modello multiculturalista in forma ufficiosa.
Ha ragione da vendere la giornalista Cinzia Sciuto che su Micromega (18.10) scrive: "A ogni attentato di matrice islamica si rinnova il solito, trito e francamente ormai insopportabile copione: la condanna del fatto e la presa di distanza dall’assassino da parte delle organizzazioni islamiche. “Quello che è accaduto non ha niente a che fare con l’islam” e “non si può accusare un’intera comunità del gesto di uno solo” sono il ritornello intonato non solo dai musulmani, ma anche da tanta parte della sinistra europea. Che le responsabilità penali siano individuali è lapalissiano e in tribunale si accerteranno quelle che hanno portato all’uccisione di Paty. Ma quello che interessa è capire quali e di chi siano le responsabilità di tutto quello che è accaduto prima. Dissociarsi da chi uccide è ovvio, ma è anche fin troppo facile. Meno facile, ma doveroso, sarebbe dissociarsi da tutte quelle famiglie che fanno pressioni sugli insegnanti per modificare le loro lezioni, che vietano alle figlie di partecipare a determinate lezioni (così facendo violando il loro diritto allo studio), che impongono (non necessariamente con la violenza, che è sempre e solo l’ultimo gradino della piramide della coercizione) alle bambine il velo, che pretendono leggi speciali, per esempio una deroga su quella che in Francia vieta qualunque simbolo religioso negli spazi pubblici (e che la retorica multiculturalista spaccia per “legge contro il velo”: una disonesta mistificazione della realtà)." Intanto, dopo la decapitazione del prof., che, va ribadito, aveva tenuto in classe una lezione sulla libertà di espressione e stampa, mostrando anche alcune vignette a suo tempo pubblicate dalla rivista Charlie Hebdo, è intervenuto anche il Grande Imam di Al-Azhar dell'università del Cairo, citato affettuosamente ben quattro volte da papa Bergoglio nell'ultima enciclica “Fratelli tutti”, per chiedere ufficialmente che si legiferi a livello globale per criminalizzare "l'insulto alle religioni e ai lori simboli sacri". I musulmani italiani in Italia hanno dato risalto alle dichiarazioni del Grande Imam, insistendo sulla condanna del gesto, ma aggiungendo che si deve impedire l'offesa al sentimento dei musulmani. Il tutto condiviso, spesso, sui social, da molti che si professano di sinistra e che, nel secolo scorso, dopo il 1968 per citare una data, contro la Chiesa Cattolica ne hanno dette, scritte e sostenute. C. Sciuto porta un esempio emblematico a proposito dell’iterato: Io sono/a musulmano/a non ho bisogno di giustificarmi in quanto tale di queste azioni. Lei dice: "io sono siciliana e conosco bene il meccanismo: io non sono mafiosa, dunque la mafia non è il mio problema. È questa, proprio questa, la cornice perfetta che ha fatto prosperare la mafia. Solo quando un gran numero di siciliani si è reso conto che la mafia ci riguarda anche se non siamo mafiosi e che è nostra responsabilità agire quotidianamente denunciando ...la lotta alla mafia è diventata più efficace."
Ritorniamo all' "offesa del sentimento religioso e dei suoi simboli sacri": perché l'offeso tale si giudica in base alla sua sensibilità, ovvero dal suo punto di vista, ovvero in base al suo sentire. Se la libertà di espressione avesse come limite normativo il sentimento o il sentire dell'offeso o degli offesi, non esisterebbe più. Il prete docente di religione che mi accusò di aver offeso la Chiesa -in una scuola del Veneto degli anni Settanta del secolo scorso- per aver invitato alunni e alunne a immaginare con i disegni donne diacone o presbitere all'altare e al confessionale, tirò in ballo i sentimenti religiosi offesi. D'altronde sono stata accusata di islamofobia per la critica al velo e al ruolo delle donne nell'Islam. Michela Marzano (La Stampa 18.10): "La tolleranza, scrive Voltaire, è la capacità di sopportare anche ciò che si disapprova. È la possibilità di rimettersi in discussione, anche quando qualcuno deride ciò in cui noi crediamo, che si tratti delle caricature di Maometto o di quelle del Papa, di una battuta su nostra madre o di un'ironia sul nostro modo di concepire il mondo." Appunto.
3 commenti
E denunciano e nulla e non denunciano i jihadisti e allora i musulmani sono tutti complici, ci si chiede di dissociarsi ed è detto da parte di qualcuna ,un rituale troto e ritrito....in pratica non vi va mai bene nulla
Io mi chiamo Mansur Cristian Farano e sono un italiano convertito all'Islam, non voglio né censure e né tanto meno leggi draconiane per vignette etc ,però esigo rispetto per il mio credo ,mi spiace che taluni laici(isti) non capiscano le offese al sentimento religioso,che potrete non condividere, benissimo, ma appunto non confividendolo,forse non potete sminuire il sentimento di offesa comunque per chi abbia un sentimento religioso, poi vorrei dire a chi ha detto che è atto ritrito ip condannare atto brutale di quei jihadisti in Francia etc,beh condanniamo è niente è atto banale,taciamo ed ecco siamo complici moralmente, poi il solito attacco al velo,alla libertà di indossarlo ,alla libertà di educazione, senza sognarsi società parallele etc,mi spiace un pensiero liberale dice la mia libertà finisce dove la tua inizia, e le vignette,veicolano un messaggio sbagliato, una cosa è una critica ad una religione x y e un'altra cosa il pubblico disprezzo, per voi laicisti va bene, per me no ,è vilipendio ,veramente la libertà di espressione si feve ridurre al Pubblico vilipendio di simboli religiosi o sentimenti anche non religiosi?????da musulmano non posso che condannare atto brutale di quei jihadisti in Francia e ricordo per altro che migliaia di musulmani nel mondo sono vittime dei jihadisti e nel silenzio.....chissà perché si tace
Vorrei dire al signor Muhamad (mi scusi se dovesse essere scritto in modo scorretto, ma così mi capita per tuti i nomi di origine straniera), che anche le religioni cristiane hanno avuto i loro fanatici che si sono fatti la guerra tra di loro, che mandavano all'inquisizione chi soltanto era tacciato di eresia, ma questo accadeva qualche secolo addietro. Per la precisione non molti decenni fa' gli irlandesi si uccidevao reciprocamente per questioni di religione. Adesso pure ci sono i fanatici religiosi (di partiti, fedi, clan, ideologie), ma tranne poche eccezioni non uccidono più. Le guerre sono adesso di dominio economico, territoriale in senso generale, e non sono certo meno distyruttive e meno sanguinose. Forse, il fatto che l'Islam sia nato nel 622, fa sì che, per paragonarlo ai cristiani, sia come erano questi qualche secolo fa. Probabilmente col tempo i fanatici cambieranno il loro indirizzo di violenza, non agiranno in nome dell'Islam, ma agiranno in nome di altre fanaticità. Perchè purtroppo gli esaltati ci sono in tutte le realtà, anche se non agiscono in mome di quello che considerano il loro Dio. Purtroppo le persone deboli che diventano violente esistono in tutta la terra e non mi risulta che ci sia religione che le preservi.