Due donne, Elisa Pomarelli e Damia El Assali, sono state uccise in provincia di Piacenza. La prima da un caro amico e la seconda dal marito. Lo Stato ha deciso tramite i suoi funzionari che la morte della prima valeva 20 anni di carcere per il suo autore e la morte della seconda valeva l'ergastolo per il marito. Qual è il motivo di questa disparità di trattamento? Il matrimonio. Una donna sposata per lo Stato vale di più di una donna non sposata. Ma lo Stato è maschilista?
Ma gli uomini perché continuano a uccidere? Semplicemente perché non amano le donne. Sono incapaci di amare. E perché sono incapaci di amare? Quelli che arrivano ad uccidere una donna prima di tutto hanno ucciso la propria libertà mentale: non sono più padroni della propria mente. Sono prigionieri di un impulso che non riescono a controllare: sono prigionieri di sé stessi, sono già in una prigione senza sbarre anche se apparentemente sembrano liberi.
I femminicidi imitano il comportamento dello Stato verso i cittadini che non obbediscono ai suoi ordini. Infatti dopo che il femminicida ha ucciso una donna viene premiato con la detenzione in prigione a spese dello Stato. La donna uccisa viene invece sepolta.
Paolo Mario Buttiglieri, sociologo e giornalista, direttore del Centro Culturale Uqba
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